Così partì dalla nostra città questo sventurato cavaliere, che ne era stato tanto benemerito per la magnificenza, e generosità, e pei soccorsi, che dava a’ poveri, e ch’era degno di una sorte migliore. Tale è spesso la fortuna di coloro, che sono destinati al governo de’ popoli. Una falsa voce sparsasi nel folle volgo, che va sempre dietro alle fallaci lusinghe di migliorare il suo stato, è capace di commuoverlo, e di fargli esercitare delle violenze, e de’ strazî contro i suoi reggitori, da’ quali non ha ricevuti, che favori, e vantaggi. Non guari passò, che un nembo di disavventure oppresse l’afflitta città: i plebei, che si mossero alla sollevazione, e gli artisti, che la fomentarono, ben presto si accorsero quanto si erano ingannati nei loro giudizî, essendo entrata nelle loro famiglie la miseria, e la povertà, piaghe, che tuttavia si sentono da’ medesimi, colle quali li ha percosso, e percuote il giusto Dio sdegnato. Non può negarsi, che il marchese Fogliani, fidandosi, più che non conveniva, a’ suoi familiari e confidenti, abbia talvolta, ingannato da’ loro suggerimenti, dato qualche passo irragionevole, ed abbia chiuse le orecchie a quegli onesti cittadini, che gli parlavano sinceramente, e col cuore sulle labbra; ma chi è mai quell’uomo, che sia senza difetti? S’egli avesse concepito il pericolo, in cui si trovava, e si fosse arreso a’ consigli de’ suoi veri amici, che gl’insinuavano di ritirarsi nel castello, come fatto avea il marchese de los Veles l’anno 1647, non avrebbe sofferta la mortificante espulsione, che tollerò.
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Dio Fogliani Veles
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