Mr. Filangeri, che avea girato quella sera istessa per la città, a fine d’impedire i saccheggiamenti, non intralasciò di chiamare i consoli, e i cavalieri i più amati dal popolo, e di pregarli, acciocchè avessero a cuore la difesa della medesima in quella pericolosa notte contro la plebaglia, che non pensava, che a devastare. A buona sorte trattenne le vendette, che molti voleano, e tentavano di fare contro gli amici del Fogliani, o di coloro che aveano avuto il governo del senato: nulla di sinistro accadde in quella notte; e ciò, di cui vieppiù temeasi, cioè il banco pubblico, restò illeso da’ loro artigli.
Nella mattina seguente al doloroso giorno di questa espulsione, fu chiamato al real palagio il sacro consiglio, per determinarsi cosa fosse d’uopo di fare in quella confusione di cose. Fu in primo luogo pensato di dare il possesso a Mr. Filangeri, sul quale nacquero degli ostacoli. Il marchese Fogliani prima di partirsi avea lasciati molti fogli in bianco da sè sottoscritti, per darsi il governo al ridetto Mr. Arcivescovo; ma avea insieme consegnata al segretario di stato una minuta scritta di suo carattere, nella quale era il ridetto prelato dichiarato solamente governatore interino della capitale, senza conferirglisi il governo del regno. La lettura di questa bozza di elezione costernò tutti i ministri. Non era possibile, che monsignore governasse la città, e la riducesse alla desiderata quiete, senza allontanare i capi della sollevazione, e i condannati al remo, ch’erano in un numero considerabile, e disposti a suscitarsi per acquistare la libertà, il che, non avendo dominio ne’ [642] presidî, dove si sarebbono potuti custodire, non potea eseguire.
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Fogliani Fogliani
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