Fu egli condotto da’ due regî sciabecchi, e fu incontrato da Mr. arcivescovo, che andò a prenderlo al Molo con la sua carrozza, e lo menò al quartiere destinato alla sua abitazione, dove ricevette i possibili onori dalla nobiltà, e dal ministero. Nel dì seguente giunsero altri due sciabecchi, che portarono i due reggimenti, che doveano mandarsi a Termini, cioè il reale Italiano, e quello di Hainau, che fecero nel dì 20 la pubblica entrata in mezzo ad un numeroso popolo.
      Era il conte di Corafà amico del marchese Fogliani, con cui si era fermato a Messina, prima di recarsi a comandare le armi in Palermo. Desiderava perciò egli il ritorno di questo cavaliere nella capitale, che sarebbe stato lo unico espediente per aspergere la macchia, che si era apportata al di lui onore nel vergognoso discacciamento dei 20 di settembre; e perciò dal punto del suo arrivo suggerì, che il mezzo più opportuno per ottenere il perdono dal re, sarebbe stato di supplicarlo a rimandare il Fogliani. Questo progetto, che una volta proposto dal marchese Artali era stato la causa di un nuovo tumulto, parea un tasto assai delicato per toccarsi, e di difficile esecuzione. Nondimeno vi fu chi ebbe il coraggio di secondarlo: il parroco della Kalsa Federico di Napoli, e il cavaliere Giovanni Arezzi, con altri amici del Fogliani cominciarono a fare delle pratiche, nonostante la renitenza del pretore, e di altri cavalieri, e cittadini, che paventavano a ragione, che il solo proporlo non suscitasse nuovi torbidi.
      Lo affare fu guidato con tale accuratezza, che riuscì fuori di ogni espettazione.