Si fe concepire a’ consoli, che così avrebbono allontanato ogni sospetto, ch’eglino avessero potuto aver parte nelle consapute tumultuazioni de’ 19, e 20 di settembre, e de’15 di ottobre, e che in questo modo avrebbono potuto ottenere dal re il desiato, e non ancora accordato perdono.
      Al primo dunque di gennaro dell’anno 1774 si trovò sottoscritto da tutti i consoli il desiderato memoriale, che dimandava il ritorno di Fogliani, e fu spedito alla corte accompagnato da una supplica della deputazione del regno, e da un’altra del senato, cui antecedentemente aveano i collegi delle arti pregato, acciò con sua rappresentanza avesse dato forza al loro ricorso (2532).
      [648] Nè di ciò contenti i consoli ne scrissero a Messina allo stesso vicerè, dandogli conto di quanto aveano fatto, e pregandolo, acciò non si opponesse a’ loro desiderî. Se il Fogliani fosse restato contento di questa dimostrazione, è inutile il dirlo. Egli amava la città di Palermo, ed era sicuro, che ritornandovi vi sarebbe stato ricevuto con trasporti di riconoscenza, e di gioia da quello stesso popolo, che lo avea così villanamente discacciato, e sarebbe restato così ricompensato della offesa, che gli era stata fatta. Ma egli ritrovavasi male situato alla corte di Napoli; il ministro Tanucci non era suo amico, e le prime impressioni, che difficilmente sogliono dileguarsi, aveano fatto credere, ch’ei fosse divenuto un dispoto. Lungi dal secondare il desiderio de’ collegi delle arti, supponendo che il loro memoriale fosse opera della cabala, ordinò il re lo sfratto del cavaliere Arezzi cento miglia lontano da Palermo, e comandò a Mr. Filangeri, che chiamato appresso di sè il parroco Federico Napoli, gli palesasse la sovrana indignazione, e lo avvertisse di non più ingerirsi in codesti intrighi, se volea isfuggire i gastighi, che la clemenza del re per allora avea sospesi.