Questo dispaccio giunse a Palermo a’ 3 di maggio, nè più si parlò del ritorno del marchese Fogliani.
Ricorrendo nel mese di gennaro gli anni del nostro sovrano, e dello augusto Carlo III re delle Spagne, il ridetto governante Mr. Filangeri tenne nel regio palagio due altre veglie con musica, e trattò la nobiltà colla stessa generosità de’ 4 di novembre a proprie spese. Ne furono escluse le dame, come allora, per la stessa cagione, che fu additata.
Non scorse molto tempo, che questo governante, e la città tutta si trovò immersa nel più fiero cordoglio. Il buon marchese di Sortino, ch’era per altro di mal sana contestura, e che per i pericoli, che avea corsi, e le fatiche, che avea sostenute, erasi ridotto nel più deplorabile stato di salute, finì i suoi giorni, all’età di soli cinquantasette anni, la sera de’ 5 di febbraio. Questa perdita fu sensibile a tutti, ma sopratutto al governo, che avea giusto motivo di temere, che la plebe, sotto il pretesto di aver perduto il padre, non si suscitasse di nuovo a tumulto. A buona sorte nulla accadde di sinistro, trattone il dolore universale; la città restò tranquilla, e nonostante che Mr. Filangeri si fosse negato di scegliere interinamente il nuovo pretore, volendo aspettarne gli oracoli sovrani, purnondimeno per l’assistenza de’ consoli ogni cosa fu in quiete, e solo si tennero le botteghe serrate per due giorni, avendo voluto i collegi delle arti dare questo attestato di lutto al defunto pretore. Non fu creduto espediente per fini politici, nel celebrarsi i funerali, di tessere lo elogio di questo cavaliere; ma la dispiacenza comune, e i gemiti dei cittadini furono il maggior encomio, che se gli potea fare.
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