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      Bisognò prometterlo, e intanto la notte, che si passò inquieta, si raddoppiarono le ronde degli artisti, i quali finalmente vennero a capo di ricuperare le armi de’ soldati, e d’imprigionare i quattro garzoni, che si erano azzuffati co’ medesimi, i quali nel dì seguente [649] furono frustati, e condannati per dieci anni alle galee da’ giudici del capitano giustiziere. Così cessò la collera del conte di Corafà, il quale gastigò pure i suoi soldati, che aveano attaccato briga co’ cittadini, avendo fatti passare sotto la bacchetta i due principali.
      Volle il sovrano che il marchese Fogliani dasse fine al lungo corso del suo viceregnato colla celebrazione del parlamento ordinario, e gli comandò che lo convocasse, non già in Messina, per non accrescere la emulazione fra le due sorelle città, ma in Cefalù. Egli dunque promulgò il solito bando, che fu pubblicato in Palermo a’ 15 del mese di maggio, con cui stabilì che a’ 15 del seguente giugno se ne farebbe in detta città l’apertura. Per i soliti intoppi, che s’incontrano nella convocazione di queste adunanze, se ne differì poi il dì, fino a’ 4 di luglio. Ne’ primi di esso mese arrivò da Messina il marchese Fogliani sopra due schiabecchi della reale squadra, e ricevuto dalla nobiltà di Palermo, e da’ ministri, che si erano portati a quella città per il parlamento, andò al duomo, tenendo alla destra il principe di Pietraperzia capo del braccio militare, e alla sinistra notar Gaetano Frateantonio, ch’era il senatore eddommadario di Cefalù (2533), e di poi andò a risedere nel palagio vescovale.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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