La mattina dunque del riferito dì scese egli dal regio palagio nella carrozza del senato, tenendo alla destra il principe di Pietraperzia, primo titolo, e capo del braccio militare, e alla sinistra il pretore principe di Scordia, e venne al duomo, dove trovò il sacro consiglio, e la nobiltà, e fu ricevuto dal suo capitolo. Lettasi la carta reale (2538), fe il solito giuramento, e ritornossene poi fra gli applausi del numeroso popolo, che teneramente lo amava, restituendosi all’abitazione viceregia.
Fu la città in festa per la esaltazione di un prelato così benemerito della nazione, e della capitale, nè si mancò in questa occasione, e durante la sua presidenza, di dargli tutti gli attestati di ossequio, e di venerazione. Il senato non lasciò il solito regalo di once seicento, ch’egli generosamente rifiutò, retroscrivendo la stessa polizza presentatagli a favore di questo magistrato. I genî dediti alle muse non lasciarono in questa fausta occasione di far sentire il suono delle loro lire, ma egli lontano dall’ambizione di essere lodato, e amante della pubblica quiete sfuggì gli encomî, e fe tacere i poeti (2539).
Continuavano i collegi degli artisti a far le ronde la notte per la città. La forza nelle loro mani era sempre pericolosa; peronde fu creduto opportuno di rimettere le cose nello antico stato, e colla intelligenza di Mr. arcivescovo presidente, il senato fe dire ai consoli nel dì 23 di luglio, che restavano dispensati dal rondare. Si negarono eglino di ubbidire, protestando che non avrebbono comportato di essere spogliati dell’onore di custodire la città, e che allora lo avrebbono fatto, quando fosse loro ordinato dal re.
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Pietraperzia Scordia
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