Furono a questi sventurati tagliate le teste, e le mani, e appese in gabbie di ferro sopra l’accennata porta, e i quarti de’ loro corpi furono collocati allo Sperone in campagna, come anticamente costumavasi, per essere di esempio a’ passaggieri, che camminavano per la strada regia.
Le cure dello stato, nelle quali ritrovavasi applicato Mr. Serafino Filangeri, non gli faceano trascurare d’invigilare, come pastore, alla salute delle anime. Promulgò egli sotto i 13 di ottobre uno editto pieno di santa unzione, per insinuare a’ popoli commessi alla sua spirituale vigilanza, la santificazione delle feste, le quali con intollerabile abuso venivano profanate; imperocchè in vece di passarle nell’assistenza a’ divini uffizî nelle chiese, nel pascersi de’ sagramenti, e della parola di Dio, e nello esercitarsi nelle opere di pietà, e di carità, ch’è il vero spirito della santificazione delle medesime, salva una breve messa, che si ascoltava più col corpo, che colla mente, si consumavano in teatri, in ridotti, in giuochi, in bordelli, in ubbriachezze, in traffichi, in mercature, e in altre profane opere del secolo. Egli adunque esortò i suoi diocesani a celebrarle con quello esterno, e religioso culto, e con quella divozione interna, che la chiesa prescrive: e per toglier loro ogni occasione di sviarsi, vietò sotto una pena pecuniaria di tenersi aperte le botteghe, trattene quelle, nelle quali si vendono i comestibili, e le cose necessarie alla umana vita, che volle nonostante che si tenessero chiuse per metà. In questa occasione, essendo vicino il dì consagrato ai suffragî de’ defunti, rinnovò gli antichi suoi editti, co’ quali avea proibito la scandalosa fiera, che si fa la vigilia, e nel giorno dei morti nelle pubbliche piazze, in cui si vendono figure di morti, di scheletri, di ossa, di teschi, e di altre bambocciate fatte di zucchero, o di paste, per cui quel giorno, e quella notte tanto sacri, ne’ quali dovrebbono i fedeli pensare alla morte, e pregare per i defunti, sono divenuti una festa carnescialesca, e di divertimento, della quale i buoni piangono occultamente la depravazione.
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Sperone Filangeri Dio
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