Fu breve la presidenza del regno di questo [654] prelato; il re avea fino da’ 12 di agosto eletto per vicerè di Sicilia il principe di Alliano, Marco Antonio Colonna, figlio del principe di Stigliano allora vivente. Al primo avviso, che n’ebbe monsignore, lasciò libero il regio palagio, e si ritirò al suo arcivescovado, dove continuò a reggere la nostra Sicilia fino a’ 24 del mese di ottobre, in cui arrivò il ridetto viceregnante. Si trattenne egli in Palermo, per assistere il nuovo governante, con cui passò la più graziosa armonia, fino ai primi di maggio dell’anno 1775, ne’ quali giorni partì per osservare le due città di Catania, e di Messina, e per ridursi poi per le strade di Calabria in Napoli, per ripatriare, e ristorarsi delle sofferte fatiche. Appena fu egli arrivato in quella capitale, morì lo arcivescovo di essa, il cardinale Sersale, e il re, volendo ricompensare i di lui servigî, lo nominò alla prelatura della sua patria, ch’egli accettò per non opporsi a’ sovrani voleri, dispiacciuto di dovere abbandonare la sua diletta chiesa, e la sua cara città di Palermo, dove era stato rispettato, ed applaudito da tutti gli ordini. In Napoli fu venerato per lo zelo cristiano, con cui governò quella chiesa, per le larghe elemosine, che vi profondea, e per le maniere affabili, colle quali trattava tutti. Resse quello arcivescovado fino all’anno 1782, nel settembre del quale, cadendo il dì 15, finì di vivere, lasciando inconsolabili i Napolitani per la perdita di un così buon pastore, ed i Palermitani per essere mancato loro lo amico, e il protettore.