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      E io dissi di sì. E così ci sposammo – disse mia madre con semplicità.
      – Ah, povera piccina! – pensava la signora Betsey, con le sopracciglia aggrottate verso il fuoco. – Sai fare qualche cosa?
      – Vi domando scusa, signora – balbettò mia madre.
      – Sai come si tiene la casa, per esempio? – disse la signora Betsey.
      – Non molto, temo – rispose mia madre. – Non tanto come sarebbe mio desiderio. Ma mio marito mi stava insegnando...
      (– Ne sapeva molto anche lui!) – disse la signora Betsey in parentesi.
      – E forse avrei progredito, perché aveva molta pazienza nel guidarmi; ma la gran disgrazia della sua morte... – Mia madre scoppiò di nuovo a piangere, e non poté proseguire.
      – Su, su! – disse la signora Betsey.
      – Io tenevo la nota delle spese regolarmente, e la mettevo in ordine ogni sera con mio marito – pianse mia madre in un altro scoppio di angoscia.
      – Su, su! – disse la signora Betsey. – Non piangere più.
      – E vi assicuro che tra noi non ci fu mai la minima discussione sui conti, tranne quando mio marito mi diceva che i miei tre e i miei cinque si somigliavano troppo, e che era inutile arricciar le code ai sette e ai nove – ripigliò mia madre in un altro scoppio di pianto, che di nuovo l’interruppe.
      – Così ti ammalerai – disse la signora Betsey – e sai che non sarà bene né per te, né per la mia figlioccia. Su, ché non sta bene.
      Quest’argomento contribuì a calmare mia madre, ma il suo malessere che aumentava v’ebbe forse una parte maggiore. Vi fu un intervallo di silenzio, rotto soltanto dalle esclamazioni della signora Betsey, che stando coi piedi sull’alare, diceva ogni tanto: «Ah!».


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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