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      Pian piano, mi abituai a vedere il signore dai favoriti neri. Non lo vedevo con maggior piacere di prima, e per lui sentivo la stessa gelosia tormentosa; ma se perciò avevo qualche ragione diversa di un’istintiva antipatia fanciullesca e l’idea in confuso che Peggotty e io potevamo voler molto bene a mia madre senza l’aiuto di nessuno, non era quella certo la ragione che avrei trovato se fossi stato più grande. Nulla di simile mi balenò mai in mente. Potevo fare delle osservazioni singole, per dir così; ma riunire le fila delle mie osservazioni separate e formarne una rete per acchiapparvi qualche cosa, era ancora impresa superiore alle mie forze.
      Una mattina d’autunno me ne stavo con mia madre nel giardino sull’ingresso di casa, quando vedemmo il signor Murdstone – sapevo già che si chiamava così – appressarsi a cavallo. Trasse le redini per salutare mia madre, e annunziando che andava a Lowestoft a trovarvi alcuni amici che lo aspettavano con un battello, lietamente offerse di prendermi in sella innanzi a lui, per darmi la gioia d’una passeggiata a cavallo.
      L’aria era così limpida e dolce, e il cavallo pareva mostrare anche lui tanto piacere all’idea della passeggiata, mentre soffiava e scalpitava accanto al cancello del giardino, che mi prese un vivo desiderio d’andare. Così fui spedito di sopra da Peggotty perché mi vestisse con gli abiti migliori; e, nel frattempo, il signor Murdstone scese di sella, e, con le redini al braccio, si mise a passeggiare lentamente su e giù all’esterno della siepe di rose canine, mentre mia madre passeggiava lentamente su e giù all’interno, per tenergli compagnia.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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