Credetti che fosse quello il suo nome, e che vivendo a bordo e non avendo la porta di casa su cui metterlo, se lo fosse applicato sullo stomaco; ma quando lo chiamai «signor Allodola», mi rispose che quello era il nome della nave.
Osservai tutto il giorno che il signor Murdstone si mostrava più grave e tranquillo degli altri due signori, i quali, allegri e spensierati, scherzavan liberamente l’un con l’altro, ma di rado con lui. Mi sembrava che egli fosse più scaltro e più freddo di loro, e che essi lo guardassero con qualche cosa del mio stesso sentimento. Notai una o due volte, che il signor Quinion, nell’atto di parlare, guardava di sottecchi il signor Murdstone, come per assicurarsi di non dispiacergli; e che una volta che il signor Passnidge (l’altro compagno) parlava con qualche ardore, gli pestò il piede, accennandogli furtivamente con l’occhio di osservare il signor Murdstone, che se ne stava in atto grave e silenzioso. Né ricordo che il signor Murdstone ridesse mai quel giorno, eccetto allo scherzo su Sheffield – che poi era suo.
Tornammo a casa presto la sera. Era una bella sera, e mia madre e lui sì concessero un’altra passeggiata accanto alla siepe di rose canine, dopo che m’ebbero spedito a prendere il tè. Quand’egli se ne fu andato, mia madre mi domandò tante cose sulla mia escursione, e su quello che s’era detto e quello che s’era fatto. Le narrai ciò che era stato detto di lei, ed ella si mise a ridere, asserendo che erano degli sfrontati che dicevano delle sciocchezze – ma io vedevo che n’era soddisfatta.
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