Abramo in rosso che andava a sacrificare Isacco in turchino; Daniele in giallo gettato in una fossa di leoni verdi dominavano sulle altre. Sulla piccola cappa del camino c’era un dipinto del trabaccolo «Sarah Jane», costrutto a Sunderland, al quale era appiccicato un timone di legno vero: un lavoro artistico che combinava la composizione col mestiere del falegname; e io lo giudicai uno dei più preziosi tesori che vantasse il mondo. Dai travicelli del soffitto pendevano alcuni uncini, dei quali non potei indovinare l’uso in quel momento; e alcuni bauli e cassette e oggetti di simil natura facevan da sedili e sostituivano le sedie.
Vidi tutto questo a una sola occhiata nel primo istante, dopo aver varcata la soglia (da bambino osservatore, secondo quello che ho già detto), e poi Peggotty spalancò una porticina e mi mostrò la mia camera da letto. Era la più completa e più bella camera da letto che si fosse mai veduta – nella poppa della nave; con una finestrina attraverso la quale una volta passava il timone; con un piccolo specchio, a un’altezza conveniente per me, inchiodato sulla parete e incorniciato di conchiglie; un lettino che aveva appena lo spazio necessario per entrarvi; e un mazzolino di alghe in una ciotola azzurra sul tavolino. Le pareti erano bianche come il latte, e il copripiedi di pezze di diverso colore abbagliava la vista con la sua lucentezza. Osservai specialmente una cosa in quella casa deliziosa, l’odore di pesce, che era così penetrante, che quando cavavo di tasca il fazzoletto per soffiarmi il naso, lo sentivo odorare esattamente come se avesse servito ad avvolgere un’aragosta.
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