Nessuno sapeva a che genere di tormento alludesse quella tremenda sospensione, ma tutti eran d’accordo nel ritenerla un’imprecazione formidabile.
Molto commosso dalla bontà del mio ospite, e in una beata condizione di spirito, fatta più dolce dalla mia sonnolenza, sentii le donne andare a letto in una cabina simile alla mia all’estremità opposta del battello, e lui e Cam sospendere per sé due amache agli uncini da me osservati nel soffitto. Come il sonno gradatamente mi vinceva, udivo il vento urlare sul mare e correre sulla pianura con tanta violenza, che mi prese un vago sgomento della vasta profondità della notte. Ma mi consolai pensando che, dopo tutto, ero in un battello; e che, per qualunque evento, c’era a bordo una persona come il pescatore Peggotty. Non si diede, però, alcun evento peggiore della mattina, la quale non sì tosto rifulse sulla cornice di conchiglie dello specchio, che mi vide fuori di casa con l’Emilietta a raccogliere sassolini sulla spiaggia.
– Tu sei marinara immagino? – dissi all’Emilia. Non che io immaginassi nulla di simile, ma mi parve un atto di galanteria dir qualche cosa: una lucida vela accanto a noi si riproduceva, in quell’istante, con così leggiadra miniatura nei di lei occhi, che quella domanda mi venne spontanea.
– No – rispose Emilia – io ho paura del mare.
– Paura! – dissi con una certa aria d’audacia, guardando spavaldo il possente oceano. – Io invece non ho paura.
– Ah, il mare è cattivo – disse l’Emilia. – È stato molto crudele con alcuni dei nostri uomini.
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Cam Peggotty Emilietta Emilia Emilia Emilia
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