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      Non son sicuro se apprendessi allora o in seguito, ch’egli senza partecipare attivamente al commercio, aveva delle azioni o ritraeva una rendita annuale da un negozio di vino a Londra in relazioni d’affari con la sua famiglia, fin dal tempo del suo proavo, negozio nel quale la sorella doveva avere un interesse pari al suo; ma io lo registro qui senz’altro.
      Dopo desinare, mentre eravamo seduti accanto al fuoco e stavo meditando di rifugiarmi da Peggotty senza avere il coraggio di svignarmela, per tema di offendere il padron di casa, una carrozza si fermò al cancello, ed egli si mosse per andare a ricevere chi arrivava. Mia madre lo seguì. Io seguivo timidamente lei, quand’ella si voltò sulla soglia, al buio, e prendendomi fra le braccia, secondo era già usa a fare, mi bisbigliò di voler bene al mio nuovo padre, e d’essergli ubbidiente. Parlava in fretta e con gran segretezza, come se commettesse del male, ma con tenerezza; e allungando la mano di dietro vi tenne la mia, finché arrivammo in giardino al punto dov’era lui. Allora lasciò la mia mano, e infilò la sua nel braccio di lui.
      Era arrivata la signorina Murdstone, ch’era una donna di fosco aspetto; nera, come suo fratello, al quale somigliava molto nel viso e nella voce; e con foltissime sopracciglia che quasi si incontravano sul suo grosso naso, come se non potendo per i torti fatti al suo sesso portare i baffi, ella cercasse così di compensarsene. Aveva con sé due casse nere, dure, formidabili, con le sue iniziali sul coperchio in duri chiodi di ottone.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





Londra Peggotty Murdstone