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      Quando pagò il cocchiere, trasse il denaro da una dura borsa di acciaio; e la teneva in una specie di prigione a sacco, che era portata sospesa al braccio con una pesante catena e si chiudeva come una morsa. Fino allora non avevo mai veduto una donna più metallica della signorina Murdstone.
      Fu condotta nel salotto con molte dimostrazioni di gioia, e colà riconobbe formalmente mia madre come una nuova e cara parente. Allora essa mi guardò, e disse:
      – È questo il tuo ragazzo, cognata?
      Mia madre disse di sì.
      – Generalmente parlando – disse la signorina Murdstone – a me non piacciono i ragazzi. Piccino, come stai?
      Con questa incoraggiante prolusione, risposi che stavo benissimo e che speravo lo stesso di lei; con tono così indifferente, che la signorina Murdstone si sbrigò di me in tre parole:
      – Non ha educazione.
      Detto questo con grande secchezza, chiese il favore d’essere accompagnata in camera sua. Da quel momento la camera sua diventò per me un luogo di minaccia e di paura, dove le due casse nere non furono mai viste aperte o socchiuse, e dove (giacché io vi feci capolino una o due volte quand’ella era uscita) numerose catenelle e chiodi d’acciaio, con i quali la signorina Murdstone s’abbelliva quando si vestiva in gran pompa, stavano di solito sospesi allo specchio in formidabile assetto.
      Come mi fu dato di comprendere, ella era venuta sul serio, e non aveva alcuna intenzione di andarsene mai. La mattina dopo cominciò ad «aiutare» mia madre, e tutto il giorno non fece che entrare ed uscire dalla guardaroba, mettendo tutto a posto, passando come un uragano sull’antica disposizione degli oggetti.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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