– È doloroso – disse mia madre – che in casa mia...
– In casa mia? – ripeté il signor Murdstone. – Clara!
– In casa nostra, voglio dire – balbettò mia madre, manifestamente sgomenta. – Spero che tu comprenda ciò che voglio dire, Edoardo..., è doloroso che in casa nostra io non possa dire una parola sulle faccende domestiche. Certo io la dirigevo benissimo prima di sposarci. Posso provarlo – disse mia madre singhiozzando; – chiedilo a Peggotty se io non la dirigevo benissimo quando non c’era chi me lo impedisse.
– Edoardo – disse la signorina Murdstone – finiamola. Domani io parto.
– Giovanna Murdstone – disse suo fratello – taci! Come osi insinuare che non conosci il mio carattere meglio di quanto vuoi darmi a intendere?
– No – continuò la mia povera madre con evidente svantaggio e con molte lagrime – non voglio che nessuno se ne vada. Sarei veramente infelice se qualcuno se ne dovesse andare. Io non domando molto. Non sono irragionevole. Soltanto, qualche volta vorrei esser consultata. Io sono gratissima a chi m’aiuta; soltanto qualche volta vorrei essere consultata per semplice formalità. Un tempo, Edoardo, ti piaceva la mia inesperienza e la mia ingenuità... lo dicevi tu stesso... ma ora invece, ti mostri così severo, che sembra che tu mi odî.
– Edoardo – ripeté la signorina Murdstone, – è tempo di finirla. Io domani me ne vado.
– Giovanna Murdstone – tonò il signor Murdstone: – vuoi star zitta, sì o no? Che ardire è il tuo?
La signorina Murdstone liberò dalla prigione il suo fazzoletto, e se lo tenne innanzi agli occhi.
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