Forse è una grammatica, forse una storia o una geografia. Dò un ultimo disperato sguardo alle pagine mentre glielo consegno, e comincio, con quella rinfrescatina, ad alta voce e a passo di corsa. Ecco che salto una parola. Il signor Murdstone leva gli sguardi. Salto un’altra parola. La signorina Murdstone leva gli sguardi. Mi faccio rosso, inciampo su una mezza dozzina di parole, e mi fermo. Credo che mia madre, se ne avesse il coraggio, mi farebbe vedere nel libro, ma non ne ha il coraggio e dolcemente mi dice:
– Oh, Davy, Davy!
– Senti, Clara – dice il signor Murdstone – fermezza col ragazzo. Non dire: «Oh, Davy, Davy!» È una puerilità. O sa la lezione, o non la sa.
– Non la sa – s’intromette terribilmente la signorina Murdstone.
– Veramente temo che non la sappia – dice mia madre.
– Allora, vedi, Clara – risponde la signorina Murdstone – dovresti ridargli il libro, e fargliela imparare.
– Sì, certo – dice mia madre; – è quello che voglio fare, mia cara Giovanna. Ora, Davy, prova un’altra volta, e non esser stupido.
Obbedisco alla prima clausola dell’ingiunzione col provarmici ancora, ma non ho lo stesso successo con la seconda, perché son molto stupido. Inciampo prima di arrivare al luogo di prima, in un punto dove prima ero passato liscio, e mi fermo a pensare. Ma non mi riesce di pensare alla lezione: penso al numero delle braccia di tulle intorno al cappello della signorina Murdstone, al prezzo della veste da camera del signor Murdstone, o a qualche altro simile ridicolo problema che non mi riguarda affatto e col quale non ho voglia d’aver nulla a che fare.
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