Vidi lui strizzar solennemente l’occhio verso la sorella, levandosi e dicendo, nell’atto di dar mano alla bacchetta:
– Ebbene, Giovanna, ci è difficile sperare che Clara sopporti, con perfetta fermezza, la pena e il tormento che Davide oggi le ha inflitti. Questo sarebbe da stoico. Clara s’è grandemente corroborata e migliorata; ma non potremmo sperar tanto da lei. Davide, vieni di sopra con me.
Mentre egli mi conduceva alla porta, mia madre ci corse appresso. La signorina Murdstone disse:
– Clara, sei veramente una sciocca; – e s’interpose.
Vidi allora mia madre tapparsi le orecchie, e la sentii piangere.
Egli mi conduceva in camera mia, piano e solenne – son sicuro che godeva di quella parata di giustizia esecutiva – e quando vi arrivammo, immediatamente mi strinse la testa sotto un braccio.
– Signor Murdstone! – gli gridai. – Non mi stringete! Per carità, non mi battete. Mi son sforzato d’imparare la lezione, ma non mi riesce di ripeterla quando siete presente voi e la signorina Murdstone. Davvero non mi riesce.
– Bene, non ti riesce! – egli disse. – Proverai con questa!
Mi teneva la testa stretta come in una morsa, ma mi divincolai in qualche modo e lo arrestai per un istante, supplicandolo di non battermi. Soltanto per un istante lo arrestai, perché il momento dopo egli mi batteva con gran vigore, e nello stesso momento gli acchiappavo nella bocca, fra i denti, la mano con cui mi teneva, dandole un morso. Sento allegarmi i denti al ricordo.
Egli allora mi batté, come se avesse voluto battermi a morte.
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