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      Ti volevo e ti voglio bene anche di più, mio caro tesoro. È perché ho creduto che fosse meglio per te. E anche per un’altra persona. Davy, diletto mio, mi senti? Mi puoi capire?
      – S... s... s... sì, Peggotty! – singhiozzai.
      – Tesoro! – disse Peggotty, con infinita compassione. – Ecco che ti voglio dire. Tu non devi dimenticarmi mai. Perché io non ti dimenticherò mai. Starò tanto attenta a te. E tua madre non la lascerò. Può venire il giorno quando sarà contenta di poggiar la sua povera testa. Di nuovo sul braccio della sua vecchia, brutta e stupida Peggotty. E io ti scriverò, tesoro. Benché io non sia istruita. E ti... ti... – Peggotty, non potendo baciar me, si mise a baciare il buco della serratura.
      – Grazie, cara Peggotty – dissi. – Oh, grazie! Grazie! Vuoi promettermi una cosa, Peggotty? Vuoi scrivere e dire a tuo fratello e all’Emilietta e alla signora Gummidge, e a Cam,che io non sono cattivo come potrebbero immaginare e che mando loro i più affettuosi saluti... specialmente all’Emilietta? Lo farai, Peggotty?
      La brava donna me lo promise, ed entrambi baciammo il buco della serratura con maggiore effusione: io, ricordo, lo carezzai con la mano, come se fosse l’onesto volto di lei – e ci separammo. Da quella sera mi nacque in petto un sentimento per Peggotty che non saprei esattamente definire. Essa non sostituì mia madre; nessuno poteva farlo; ma entrò nella lacuna del cuor mio, che si chiuse su di lei; e sentii per lei qualche cosa che non ho mai sentito per nessun altro essere umano.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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