Nessuno va a passeggio con lei?
– Con Peggotty?
– Ah! – egli disse. – Lei!
– Oh, no. Non ha fatto mai all’amore.
– No? – disse Barkis.
Di nuovo atteggiò la bocca a un fischio, ma neppure quella volta si mise a fischiare, e s’immerse nella contemplazione delle orecchie del cavallo.
– Così le fa lei – disse Barkis, dopo un lungo intervallo di meditazione – tutte le torte di mele, e tutta la cucina, non è vero?
Risposi ch’era esattamente così.
– Bene. Ti dirò che c’è – disse Barkis. – Forse tu potresti scriverle.
– Certo che le scriverò – soggiunsi.
– Ah! – egli disse, volgendo lentamente gli occhi verso di me. – Se tu le dovessi scrivere, forse ti ricorderesti di dirle che Barkis ha intenzione; ti ricorderesti?
– Che Barkis ha intenzione – innocentemente ripetei. – Soltanto questo vuoi dirle?
– S... sì – egli disse, pensoso. – S... sì. Barkis ha intenzione.
– Ma tu ritornerai domani a Blunderstone – dissi balbettando un poco all’idea che io non ci sarei stato – e potresti dirglielo tu stesso con tanta facilità.
Ma, giacché a questo mio consiglio fece un cenno di diniego, e ancora una volta confermò la prima domanda dicendo, con solenne gravità: «Barkis ha intenzione... Questo è ciò che devi scrivere», volentieri me ne assunsi l’incarico. Infatti, mentre in quel pomeriggio, nell’albergo a Yarmouth, attendevo la diligenza, mi feci dare un foglio di carta e un calamaio e scrissi un biglietto a Peggotty, che diceva così: «Mia cara Peggotty. Sono qui sano e salvo. I miei baci alla mamma. Barkis ha intenzione.
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