– Che il signore vi benedica! – egli esclamò. – Non sapevo che fossero costolette! Ebbene, una costoletta è proprio ciò che ci vuole per scongiurare i cattivi effetti di quella birra. Non è una fortunata combinazione?
Così con una mano prese dalla parte dell’osso una costoletta e con l’altra una patata, e cominciò a mangiare con ottimo appetito, con mia grande soddisfazione. Dopo si prese un’altra patata; e dopo ancora un’altra costoletta e un’altra patata. Quand’ebbe finito, mi portò un budino e messomelo innanzi, parve meditare e distrarsi per alcuni istanti.
– Che cosa è questo pasticcio? – disse, svegliandosi.
– Un budino – risposi.
– Budino – egli esclamò. – To’, che il Signore mi benedica, proprio un budino! Che! – esaminandolo più da presso. – Non mi volete dare a intendere che sia un budino ripieno.
– Sì, ripieno.
– Ebbene, il budino ripieno – disse, afferrando un cucchiaio – è la mia passione. Che combinazione fortunata! Avanti, piccino, facciamo a chi ne piglia di più.
Certamente ne pigliò più lui. Più d’una volta mi spronò, e mi supplicò di vincere; ma con quel suo cucchiaio da tavola contro il mio cucchiaino, la sua destrezza contro la mia, il suo appetito contro il mio, fui lasciato indietro al primo boccone, e non mi rimase alcuna probabilità di vittoria. Credo che nessun altro mai sapesse goder tanto d’un budino; e si mise a ridere, quando la vivanda fu tutta sparita, come se il piacere durasse ancora.
Vedendolo così affabile e socievole, m’arrischiai a chiedergli la penna, l’inchiostro e la carta per scrivere a Peggotty.
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Peggotty
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