Non so più se fosse il «Toro Azzurro» o il «Cignale Azzurro»; ricordo soltanto che era Qualche Cosa d’Azzurro, e che l’immagine di quel Qualche Cosa era dipinta dietro la diligenza.
Il conduttore, scendendo, mi diede uno sguardo e disse alla porta dell’ufficio:
– V’è qualcuno qui per un ragazzo registrato col nome di Murdstone, di Blunderstone? Egli dev’essere lasciato qui finché non si viene a cercarlo.
Nessuno rispose.
– Provate a dir Copperfield – suggerii io, manifestamente disperato.
– C’è qualcuno qui che aspetta un ragazzo, registrato col nome di Murdstone, di Blunderstone, Suffolk, ma che ha il nome di Copperfield, e deve esser lasciato qui finché non si viene a cercarlo? – disse il conduttore. – Su, c’è qualcuno?
– No. Non c’era nessuno.
Guardai ansiosamente in giro; ma la domanda non attrasse l’attenzione di nessuno dei presenti, tranne di un tale con le uose e un occhio solo, il quale suggerì che sarebbe stato opportuno mettermi un collare di ottone e legarmi nella stalla.
Fu portata una scala, e discesi dietro la signora che rassomigliava a un pagliaio; ma non mi mossi, se non dopo che fu tolto il paniere.
La diligenza intanto s’era vuotata dei passeggeri, il bagaglio era stato scaricato, i cavalli staccati prima del bagaglio, e la diligenza stessa trascinata e spinta in un angolo dai mozzi di stalla. E nessuno ancora appariva per reclamare il ragazzo pieno di polvere, giunto da Blunderstone, Suffolk.
Più solo di Robinson Crusoe, che non aveva nessuno a osservarlo e a veder che era solo, entrai nell’ufficio, e, invitato dall’impiegato in funzione, passai dietro il banco, andando a sedermi sulla bilancia che pesava i bagagli.
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