Ma la cosa più strana che appresi intorno al signor Creakle si fu che c’era nel convitto un ragazzo sul quale non s’avventurava mai a metter la mano, e che quel ragazzo era G. Steerforth. Lo stesso Steerforth mi confermò la cosa, dichiarando che avrebbe voluto vederlo mettergli le mani addosso. Interrogato da un ragazzo di carattere pacifico (non io) che cosa avrebbe fatto, se quegli gli avesse messo le mani addosso, egli immerse un fiammifero nella scatola del fosforo, con l’intenzione di rischiarare la risposta, e dichiarò che avrebbe cominciato con l’atterrarlo assestandogli sulla fronte un colpo con la boccia d’inchiostro che si vedeva sulla cappa del camino. Noi restammo per qualche tempo senza fiato al buio.
Appresi che si credeva che tanto il signor Sharp quanto il signor Mell non fossero pagati profumatamente; e che quando a desinare, alla tavola del signor Creakle, v’era carne fredda e calda, s’aspettava sempre di sentir dire dal signor Sharp ch’egli preferiva la fredda; il che fu di nuovo confermato da Steerforth, il solo ammesso agli onori della mensa del signor Creakle. Appresi che la parrucca del signor Sharp non gli si adattava bene; e ch’era inutile che egli facesse tanto lo spaccone – qualche altro disse «il presuntuoso» – con la parrucca, perché di sotto gli si vedevano benissimo i capelli rossi.
Appresi che un ragazzo, figlio d’un negoziante di carbone, veniva in convitto a sconto della fornitura di carbone; era perciò chiamato «Scambio o Baratto», nomignolo suggerito dal libro di aritmetica che trattava di quel contratto.
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