Il signor Mell, coi gomiti sul tavolino e la faccia nelle mani, stette, per alcuni momenti, calmo.
– Signor Mell – disse il signor Creakle, scotendolo per il braccio; e il suo bisbiglio era in quell’istante così intelligibile, che Tungay si dispensò dal ripetere le sue parole: – voi non avete perso la testa, spero?
– No, signore, no – rispose l’insegnante, mostrando il viso, e scotendo il capo, e stropicciandosi le mani eccitatissimo. – No, signore, no. Ho la testa a posto, io... No, signor Creakle, non sono fuor di me... io ragiono ancora, signore... Io... io soltanto avrei voluto che vi foste ricordato un po’ più presto di me, signor Creakle. Sarebbe... sarebbe stato più gentile, signore, più giusto, signore. M’avreste risparmiato qualche cosa, signore.
Il signor Creakle, fissando il signor Mell, mise la mano sulla spalla di Tungay, poggiò i piedi sul banco più vicino, e si sedette sul tavolino. Dopo avere, dalla sommità di quel trono, fissato ancora il signor Mell, mentre questi scoteva il capo e si stropicciava le mani, ed era sempre nello stesso stato di grande eccitazione, il signor Creakle si volse a Steerforth e gli disse:
– Ora, Steerforth, giacché egli non vuol dirmelo, che cosa è stato?
Steerforth eluse per un momento la domanda, guardando in atto di sprezzo e di sfida il suo avversario, e tacendo. Anche in quel momento non potei fare a meno di osservare il suo atteggiamento nobile e fiero; e come in suo confronto il signor Mell apparisse modesto e volgare.
– Allora, che intendeva di dire parlando di beniamini?
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