– disse finalmente Steerforth.
– Beniamini? – ripeté il signor Creakle, mentre le vene della fronte gli si gonfiavano rapidamente. – Chi ha parlato di beniamini?
– Lui – disse Steerforth.
– E di grazia, che intendete con ciò, signore? – domandò il signor Creakle, volgendosi irato al suo assistente.
– Intendevo, signor Creakle – egli rispose a voce bassa – ciò che ho detto; che nessun alunno ha il diritto d’approfittare della sua condizione di favoritismo per umiliarmi.
– Umiliarvi? – disse il signor Creakle, – Luce del cielo! Ma datemi il permesso di domandarvi, signor... Come-vi-Chiamate; – e qui il signor Creakle incrociò le braccia, compresa la bacchetta, sul petto, e fece un tal nodo delle sopracciglia che i suoi occhiolini si scorgevano appena; – se quando parlate di favoritismi, mostrate il minimo rispetto per me? Per me, signore – cacciando improvvisamente la testa verso di lui, e tirandola di nuovo indietro – che sono il capo di questo istituto e colui che vi paga?
– Non è stato saggio da parte mia, signore, lo riconosco – disse il signor Mell. – Non lo avrei detto, se non avessi perduto la pazienza.
Qui intervenne Steerforth.
– Quando mi ha detto che ero ignobile, e quando mi ha detto che ero vile, io l’ho chiamato pezzente. Se non avessi perso la pazienza, forse non l’avrei chiamato pezzente. Ma l’ho fatto, e son pronto ad accettarne le conseguenze.
Certo senza considerare se vi sarebbero state conseguenze di alcuna specie da accettare, gongolai di questo nobile discorso dell’amico Steerforth, che fece impressione anche sugli altri ragazzi, tra i quali vi fu un tacito movimento.
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