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      Ma Traddles non poté uscirne salvo. Era troppo disgraziato per cavarsela da una cena come qualunque altro. Gli venne male durante la notte – era veramente depresso – per non poter digerire il granchio; e dopo che gli furono somministrate delle droghe nere e delle pillole azzurre in una quantità che Dempre (figlio d’un medico) disse capace di abbattere l’organismo d’un cavallo, si guadagnò, per essersi rifiutato di fare la minima confessione, una solenne bastonatura e sei capitoli del Testamento Greco.
      Il resto del semestre è un guazzabuglio nei ricordi di quella vita di tristezza e di pene; nei ricordi della state che svanisce e della stagione che muta; delle gelide mattine all’ora della sveglia, e del freddo odore delle buie sere, all’ora di andare a letto: della scuola scarsamente illuminata che non era che una gigantesca macchina da brividi; della vicenda del manzo allesso e del manzo arrosto, e del castrato allesso col castrato arrosto; dei grumi del pane e del burro; di libri gualciti, di lavagne rotte, di quaderni bagnati di lagrime, di vergate, di rigature, di tagli di capelli, di domeniche piene di sole, di budini che sapevano di sego, e d’una sudicia atmosfera d’inchiostro che circondava tutto.
      Ricordo bene, però, come la lontana idea delle vacanze, ché parve per un tempo immenso un puntino immobile, cominciasse ad avvicinarsi, e a crescere e crescere. Come dal contar per mesi, cominciassi a contar per settimane, e poi per giorni; e come allora cominciassi a temere che io non sarei stato richiamato a casa, e come poi, apprendendo da Steerforth che ero stato richiamato e che ci sarei certamente andato, avessi il triste presentimento che mi sarebbe potuto capitar la disgrazia di rompermi una gamba.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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