– Peggotty – disse mia madre – che c’è? Peggotty rise di più, e si tenne più stretto il grembiule in faccia; e pareva che avesse la testa in un sacco, quando mia madre tentò di scoprirla.
– Che stai facendo, stupida! – disse mia madre, ridendo.
– Che uomo, che uomo! – esclamò Peggotty. – Vuole sposarmi.
– Sarebbe un buon partito per te, no? – disse mia madre.
– Oh, non so! – disse Peggotty. – Non me lo domandate. Non lo vorrei neppure se fosse d’oro. Non voglio nessuno.
– Allora perché non glielo dici? – disse mia madre.
– Dirglielo? – rispose Peggotty, guardando di sotto il grembiule. – Non me n’ha parlato mai. E fa bene. Se avesse la faccia di dirmi una parola, sentirebbe gli schiaffi!
Non ho visto mai un viso rosso come il suo in quel momento; ma di nuovo se lo coprì, presa da un nuovo violento scoppio di risa: e dopo due o tre di quelle manovre corrispondenti ad altrettanti scoppi, riprese il desinare interrotto.
Notai che mia madre, benché sorridesse quando Peggotty la guardava, si faceva sempre più seria e pensosa. Avevo già visto in principio che era mutata. Aveva ancora il viso molto bello, ma con un’aria troppo delicata e stanca; aveva la mano così sottile e bianca che mi sembrava quasi trasparente. Ma il mutamento al quale ora io alludo era qualche cosa di più: nelle sue maniere piene d’ansia, e di agitazione. Finalmente ella disse, allungando la mano e mettendola affettuosamente su quella della sua vecchia domestica:
– Peggotty cara, tu non pensi a maritarti? – Io, signora?
| |
Peggotty Peggotty Peggotty Peggotty
|