– disse mia madre con qualche vivezza.
– Ora ch’egli ha un fratello, intendo – disse Peggotty.
Mia madre subitamente cominciò a piangere, dicendo come mai Peggotty avesse l’ardire di dire una cosa simile.
– Come se questa povera creaturina in culla avesse mai fatto del male a te o ad altri. Tu sei gelosa – ella disse. – Faresti meglio se tu te ne andassi a sposare Barkis, il vetturale. Va’, corri.
– Farei felice la signorina Murdstone, se me n’andassi – disse Peggotty.
– Come sei cattiva, Peggotty – rispose mia madre. – Tu sei incredibilmente gelosa della signorina Murdstone. Io credo che vorresti tener le chiavi tu e dare a tutti la roba nostra. Non me ne meraviglierei affatto affatto. E tu sai bene ch’ella lo fa per un semplice tratto di gentilezza e con le migliori intenzioni. Tu sai che è così, Peggotty... tu lo sai bene.
Peggotty mormorò qualche cosa che equivaleva: «Al diavolo le migliori intenzioni!» e qualche cosa per dire che via via ce n’erano un po’ troppe di buone intenzioni.
– So che vuoi dire, lingua cattiva – disse mia madre. – Ti capisco perfettamente, Peggotty. Tu lo sai bene, e mi meraviglio che tu non diventi rossa come il fuoco. Ma una cosa alla volta. Ora si tratta della signorina Murdstone, Peggotty, e qui ti voglio. Non l’hai sentita sempre dire e ripetere ch’essa mi crede troppo sventata e troppo... troppo...
– Bella – interruppe Peggotty.
– Bene – rispose mia madre, con un mezzo sorriso – se ella è così sciocca da dirlo, che c’entro io?
– Nessuno dice che c’entriate voi – disse Peggotty.
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