A volte la sera me ne andavo a trovare Peggotty in cucina, dove stavo a mio agio, e non temevo di mostrarmi qual ero. Ma in salotto non si parlava con lode né dell’uno né dell’altro di questi rimedi. L’istinto tormentatore che vi dominava me li interdisse entrambi. Ero ancora giudicato necessario all’educazione di mia madre, e, come una delle sue prove, non si poteva tollerare che io mi assentassi.
– Davide – disse il signor Murdstone, mentre dopo il desinare m’apparecchiavo come il solito ad andarmene; – mi rattrista osservare che hai un carattere antisocievole.
– Come quello d’un orso! – disse la signorina Murdstone.
Non risposi, e chinai la testa.
– Ora, Davide – disse il signor Murdstone – una natura ostinata e antisocievole, è la peggiore che si possa dare.
– E la sua, fra quante ne ho conosciute di simili – osservò la sorella – è la più irremovibile e ostinata. E anche tu, mia cara Clara, dovresti riconoscerlo.
– Scusami, mia cara Giovanna – disse mia madre – ma sei assolutamente sicura... son certa che mi scuserai, mia cara Giovanna... di capire Davy?
– Arrossirei un po’ per me stessa, Clara – rispose la signorina Murdstone – se non potessi capir lui o qualunque altro ragazzo. Non mi stimo d’esser profonda, ma credo d’aver del buon senso.
– Certo, mia cara Giovanna – rispose mia madre, – tu hai una grande intelligenza.
– Oh, cara, no! Ti prego, non dir così, Clara – interruppe accalorata la signorina Murdstone.
– Ma io ne sono più che sicura – ripigliò mia madre – e tutti dicono lo stesso.
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