– Le condizioni sono che tu guadagnerai abbastanza da mangiare e bere, e da avere del denaro in tasca. La pigione per il tuo alloggio (al quale ho già provveduto) sarà pagata da me. Come anche il bucato per la tua biancheria.
– E il prezzo sarà calcolato da me – disse sua sorella.
– Si penserà anche ai tuoi vestiti – disse il signor Murdstone – perché non potrai, per ora, acquistarli da te. Così ora tu partirai per Londra, Davide, col signor Quinion, per cominciar la vita per tuo conto.
– Insomma, per te s’è bello e provveduto – osservò la sorella. – Ora cerca di fare il tuo dovere.
Benché comprendessi chiaramente lo scopo di tutto, che era di liberarsi di me, non ricordo bene se questo annunzio mi facesse piacere o mi spaventasse. Ho una vaga impressione che rimanessi in una specie di confusione, e oscillando fra i due punti, non toccassi né l’uno, né l’altro. Né ebbi molto tempo per vederci chiaro, perché il signor Quinion doveva partire la mattina.
E vedetemi la mattina con un logoro cappellaccio bianco, cinto di un velo nero per il lutto di mia madre, con una giacca nera, e un paio di calzoncini di fustagno – che la signorina Murdstone considerava la miglior corazza per le gambe nella lotta contro il mondo che andavo a intraprendere – vedetemi così vestito, con tutti i miei beni mondani in un bauletto, seduto, fanciullo solitario e abbandonato (come avrebbe potuto dire la signora Gummidge), nella vettura che portava il signor Quinion a Yarmouth incontro alla diligenza di Londra.
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