Il signor Quinion mi assunse allora formalmente nel magazzino di Murdstone e Grinby, per fare tutto quel che potevo, per un salario, se ben ricordo, di sei scellini la settimana. Non son certo se fossero sei o sette. Inclino a credere, per la mia incertezza al riguardo, che fossero prima sei e dopo sette. Mi pagò subito una settimana anticipata (di sua tasca, credo) e ne tolse dodici soldi che diede a Fecola perché mi portasse il baule a Windsor Terrace: benché piccolo, sarebbe stato troppo pesante per le mie spalle. Pagai altri dodici soldi per il mio desinare che consistette d’una braciola con molta mollica e d’un giro impresso alla pompa vicina; e passai l’ora concessa per il pasto a zonzo per le vie.
La sera, all’ora stabilita, m’apparve il signor Micawber. Mi lavai le mani e la faccia, per far maggior onore alla sua dignità; e prendemmo insieme la via di casa, come credo debba ora chiamarla. Il signor Micawber s’occupò di farmi apprendere i nomi delle vie e notare l’aspetto delle case alle cantonate, mentre s’andava innanzi, perché potessi dirigermi facilmente la mattina appresso.
Arrivati alla sua casa (la quale al pari di lui era frusta; ma, come lui anche, sfoggiava la maggior pompa possibile), egli mi presentò alla signora Micawber, una donna pallida e appassita, non più giovane, che sedeva nel salotto (il primo piano era assolutamente sfornito di mobili, e aveva le tendine abbassate per gli occhi dei vicini) con un bambino al petto. Il bambino era uno di due gemelli; e posso dire qui che non una volta, nel tempo della mia dimora colà, mi accadde di vedere entrambi i gemelli distaccati contemporaneamente dalla signora Micawber.
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