Provvedevo da me con un pane da due soldi e due soldi di latte alla mia colazione; per la cena, quando tornavo a casa la sera, tenevo un altro panino e un pezzetto di cacio, in uno scaffale speciale d’una credenza speciale. Tutto questo, so bene, faceva un bel buco nei miei sei o sette scellini; e stavo nel magazzino tutto il giorno e dovevo mantenermi con quel denaro tutta la settimana. Dal lunedì fino alla sera del sabato, non avevo un avvertimento, un conforto, un aiuto, un ausilio di nessuna specie da nessuno che io ricordi, come è vero che confido d’avere il perdono del Cielo!
Ero così piccino e inesperto, e incapace – come poteva essere altrimenti? – d’assumermi la cura di me stesso, che, non di rado, la mattina, recandomi da Murdstone e Grinby, non potevo resistere all’attrattiva delle torte e dei dolci messi fuori a metà prezzo nelle mostre dei pasticcieri, e spendevo là entro il denaro messo in serbo per il desinare. Allora me ne stavo senza desinare, o compravo un panino o una fetta di budino. Ricordo due spacci di budino e andavo dall’uno o dall’altro, secondo le mie finanze. Uno era in un cortile vicino alla chiesa di San Martino, dietro la chiesa: – ora di esso non c’è più traccia. Ivi il budino era fatto di ottima uva passa, ed era veramente un budino speciale, ma si vendeva caro, e per quattro soldi non se ne aveva più di due soldi di budino ordinario. Uno spaccio buono per quest’ultimo era nello Strand – in un punto che, di poi, è stato rifabbricato. Era un budino pesante e molle, con grossi acini d’uva appiattiti, disseminati a gran distanza l’uno dall’altro.
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