Una sera lo vidi arrivare a cena tra un fiotto di lagrime, dichiarando che non gli rimaneva altro che la prigione; e poi andare a letto, calcolando la spesa occorrente per aprire un balcone in un muro «nel caso che la carta si voltasse», come era solito esprimersi.
Nonostante la disparità degli anni, una strana eguaglianza amichevole, originata forse dalle nostre condizioni rispettive, andò formandosi fra quella gente e me. Ma non mi permisi mai d’accettar di mangiare con loro e a loro spese (informato com’ero, delle loro cattive relazioni col macellaio e col fornaio, e che spesso non ne avevano d’avanzo per sé), finché la signora Micawber non mi accordò tutta la sua confidenza. Ecco che mi disse una sera.
– Copperfield – disse la signora Micawber – io non ti tratto come un estraneo, e perciò non esito a dirti che le difficoltà di mio marito sono giunte alla crisi.
Quell’annunzio mi addolorò profondamente, e guardai con la massima simpatia gli occhi arrossati della signora Micawber.
– Ecco un pezzetto di formaggio olandese... che non si confà ai bisogni d’una giovane famiglia – disse la signora Micawber – e nella credenza non c’è più un boccone d’altro. Ero solita di parlare della credenza quando ero a casa mia con papà e mamma, e uso le parole senza pensarci. Ciò che voglio dire è che in casa non c’è nulla da mangiare.
– Giusto Cielo! – dissi con molta commozione.
Avevo due o tre scellini del denaro della settimana in tasca – ne arguisco che questa conversazione si dové svolgere una sera di mercoledì – e li cavai sollecito, e con sentita commozione pregai la signora Micawber di accettarli in prestito.
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