Ma la signora, baciandomi, e facendomeli rimettere in tasca, rispose che non c’era da pensarci neanche.
– No, mio caro Copperfield – disse – neppur per ombra. Ma tu hai una discrezione superiore all’età tua, e puoi farmi un altro favore,se vuoi, che accetterò con gratitudine.
Pregai la signora Micawber di dirlo.
– Ho impegnato io stessa l’argenteria – disse la signora Micawber. – Sei cucchiaini da tè, due saliere, un paio di mollette. Ma per i gemelli m’è difficilissimo muovermi; e poi, coi ricordi di papà e mamma, queste escursioni mi sono penosissime. Ho ancora dei piccoli oggetti di cui posso disporre. I sentimenti di mio marito non gli permettono di disporne, e Clickett – era la ragazza uscita dall’ospizio – volgare com’è, si prenderebbe delle libertà, se le dessimo un incarico di tanta fiducia. Copperfield, ti potrei chiedere...
Avevo compreso il desiderio della signora Micawber, e la pregai di disporre di me a suo piacere. Quella stessa sera cominciai a portare gli oggetti meno ingombranti; e uscii per simili escursioni quasi ogni mattina, prima di recarmi da Murdstone e Grinby.
Il signor Micawber aveva pochi libri in uno scaffale, che chiamava la biblioteca; e prima se n’andarono via i libri. Li portai, a uno a uno, a una banchetta della City Road – una parte di questa strada, vicino a casa, era tutta un’esposizione di banchette di libri e di botteghe di uccelli – e li vendevo per qualunque prezzo. Il padrone di quella banchetta, che abitava in una casuccia lì dentro, era brillo tutte le sere, e veniva fragorosamente sgridato dalla moglie tutte le mattine.
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