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      Ma seppi, dopo, che prima di mezzogiorno egli era stato visto giocare un’animata partita ai birilli.
      La prima domenica, dopo che egli era stato condotto in prigione, dovevo andare a trovarlo e desinar con lui. Dovevo domandar della via fino a tal punto, e un po’ prima di quel punto avrei visto un altro punto, e un po’ prima di questo avrei visto un cortile, che dovevo attraversare, e andar dritto innanzi, finché non avessi visto un carceriere. E così feci; e quando finalmente vidi un carceriere (povero piccino che m’ero!), pensando che allorché Roderick Random era in una prigione per debiti, egli vi aveva visto un uomo che non aveva addosso che il brandello di un tappeto vecchio, il carceriere si dileguò dai miei occhi annebbiati e dal mio cuore saltellante.
      Il signor Micawber m’aspettava accanto al cancello, e mi condusse nella sua camera al penultimo piano, e si mise a piangere. Egli solennemente mi scongiurò, ricordo, di apprendere da lui, di trarre un insegnamento dal suo fato; osservando che chi ha venti sterline all’anno di rendita, e spende diciannove sterline, diciannove scellini e sei pence, è felice; ma che, invece, è da compiangere, se ne spende ventuna. Dopo di che mi chiese uno scellino in prestito per la birra, mi fece un buono per la stessa somma sulla cassa della signora Micawber, mise da parte il fazzoletto e si rasserenò.
      Ci sedemmo innanzi al fuoco, che aveva due mattoni sotto l’inferriata arrugginita, da un lato e dall’altro, per non consumare troppo carbone; ed ecco un altro debitore, che divideva la camera del signor Micawber, ritornare dal forno col cosciotto castrato, che doveva formare il nostro pasto in comune.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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