– M’è lecito chiedere, signora, che intendete di fare voi e il signor Micawber, ora che il signor Micawber esce dalle sue difficoltà e in libertà? Avete stabilito qualche cosa?
– La mia famiglia – disse la signora Micawber, che diceva sempre quelle due parole con dignità, benché io non potessi scoprire chi s’intendesse con quella denominazione – la mia famiglia è d’opinione che il signor Micawber debba lasciare Londra, e mettere a profitto il suo ingegno in provincia. Mio marito è persona di grande ingegno, caro Copperfield.
Osservai che n’ero persuaso.
– Di grande ingegno – ripeté la signora Micawber. – La mia famiglia è d’opinione che, con un po’ di protezione, qualche cosa si possa fare per una persona con le sue qualità nell’amministrazione delle gabelle. L’influenza della mia famiglia è soltanto locale, e perciò essa desidera che mio marito si rechi a Plymouth. È indispensabile che si trovi sul posto.
– Per esser pronto? – suggerii.
– Precisamente – rispose la signora Micawber. – Per esser pronto, nel caso si volti la carta.
– E andate anche voi, signora?
Gli eventi del giorno, in unione coi gemelli, se non col ponce, avevano reso la signora Micawber estremamente sensibile, ed ella si mise a lagrimare, rispondendo:
– Io non abbandonerò mai mio marito. In principio mio marito poté nascondermi le sue difficoltà; ma il suo carattere vivo certamente lo induceva a credere che le avrebbe superate. La collana di perle e i braccialetti che avevo ereditati dalla mamma furono venduti a meno della metà del loro valore, e il filo di coralli, che era stato il regalo di nozze di papà, fu dato via quasi per nulla.
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