Ma io non abbandonerò mai mio marito. No – esclamò la signora Micawber, più commossa che mai – non lo farò mai. Non serve domandarlo.
Ero confuso e mortificato... come se la signora Micawber supponesse che io le avessi domandato qualche cosa di simile! E la guardavo sgomento.
– Mio marito ha i suoi difetti. Non nego che sia imprevidente. Non nego che m’abbia tenuto all’oscuro sui suoi mezzi e sulle sue obbligazioni – ella continuò, fissando la parete; – ma io non abbandonerò mai mio marito!
La signora Micawber alzò il tono della voce fino a uno strillo acutissimo; e io ne fui così spaventato che corsi nella stanza del circolo, a interrompere il signor Micawber che presiedeva il circolo all’estremità d’una lunga tavola e dirigeva il coro diSu, Dobbin,
su Dobbin,
su Dobbin,
su, e su oh... oh... oh!
con la notizia che la signora Micawber si sentiva assai male. A questo egli scoppiò subito in pianto, e mi seguì a precipizio con la sottoveste ancora piena delle teste e delle code dei gamberi sgusciati a cena.
– Emma, angelo mio! – esclamò il signor Micawber, entrando come una raffica nella stanza – che hai?
– Io non t’abbandonerò mai, Micawber! – ella esclamò.
– Vita mia! – disse il signor Micawber, prendendola nelle braccia – ne sono assolutamente sicuro.
– Egli è il genitore dei miei figli! È il padre dei miei gemelli! Lo sposo del cuor mio! – esclamava la signora Micawber, divincolandosi: – e io non... non... l’abbandonerò mai.
Il signor Micawber fu tanto commosso da questa prova di devozione (quanto a me, mi scioglievo in lagrime) che si strinse la moglie appassionatamente al petto, supplicandola di levare gli occhi su e di calmarsi.
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