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      Siccome non sapevo neppure dove dimorasse la signora Betsey, scrissi una lunga lettera a Peggotty, e le chiesi, per incidenza, se lo ricordasse. Fingevo di aver sentito dire di una certa signora che stava in un certo luogo che nominai a caso, e avevo la curiosità di sapere se fosse la signora Betsey. Nella stessa lettera, dicevo a Peggotty che avevo particolare bisogno d’una mezza ghinea e che se fosse stata in grado di prestarmi quella somma lei, finché non avessi potuto restituirgliela, gliene sarei stato veramente riconoscente. Le avrei detto dopo la ragione che mi costringeva a chiederle quel prestito.
      La risposta di Peggotty arrivò subito, e, come il solito, piena di affettuosa devozione. Ella mi mandava la mezza ghinea (chi sa quanti sforzi per cavarla fuori dal baule di Barkis!) dicendomi che la signora Betsey s’era stabilita vicino a Dover, ma se proprio a Dover, a Hythe, Sandgate, o Folkestone, non poteva assicurare. Uno dei nostri operai, però, al quale chiesi notizie di quei luoghi, mi disse che erano tutti a breve distanza l’uno dall’altro. Questo mi bastava, e decisi di partire alla fine della settimana.
      Onesto com’ero, non volevo lasciare cattiva memoria di me da Murdstone e Grinby: consideravo mio dovere di rimanere fino al sabato sera; e, siccome al mio ingresso nel magazzino ero stato pagato con una settimana d’anticipo, pensai che non sarebbe stato giusto presentarmi in magazzino, all’ora usuale, a riscuotere il salario. Per questa precisa ragione avevo chiesto in prestito mezza ghinea: per aver qualche soldo per le spese di viaggio.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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