– Che! – disse il giovane, afferrandomi per il bavero della giacca, con un terribile ghigno. – Tu vuoi scappare, tu! Vieni alla polizia, piccolo brigante, vieni alla polizia!
– Ridammi il mio denaro, per carità! – dissi io, con una gran paura – e lasciami andare.
– Vieni alla polizia – diceva il giovane. – Dimostrerai alla polizia che è tuo.
– Dammi il mio baule e il mio denaro, dammeli! – pregai, scoppiando in lagrime.
Il giovane diceva sempre: «Vieni alla polizia», e mi stava trascinando violentemente contro l’asino, come se vi fosse qualche affinità tra quell’animale e un funzionario, quando, mutando improvvisamente di parere, saltò sul carro, si sedette sul baule, ed annunciandomi che andava difilato alla polizia, partì più velocemente e più strepitosamente che mai.
Gli corsi dietro più velocemente che potevo, ma non avevo fiato per richiamarlo, e, avendolo, non avrei osato. Fui ad un pelo dall’esser travolto, venti volte almeno, in mezzo miglio. Ora lo perdevo di vista, ora lo rivedevo, ora lo perdevo ancora, ora m’arrivava un colpo di staffile, ora un urto, ora ero giù nel fango, ora mi levavo di nuovo, ora urtavo nel petto di qualche passante, ora correvo con la testa contro un pilastro. Finalmente, confuso dalla foga e dalla paura, e temendo che mezza Londra potesse mettermisi alle calcagna per arrestarmi, lasciai il giovane andare dove volesse col mio baule e il mio denaro; e, ansando e piangendo, ma non fermandomi mai, presi la strada di Greenwich, che avevo compreso era su quella di Dover; portando verso il ritiro di mia zia, la signora Betsey, delle ricchezze di questo mondo non più di quante ne portassi al mio arrivo, la notte che le suscitò tanta stizza e dispetto.
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Dimostrerai Londra Greenwich Dover Betsey
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