Mi ci buttai su, dopo aver fatto un giro intorno al recinto e aver dato uno sguardo alle finestre, e rilevato che di dentro tutto era buio e silenzio. Non dimenticherò mai l’impressione di solitudine che provai nell’allungarmi senza avere un soffitto sul capo!
Il sonno discese su me quella notte come discese su tanti altri abbandonati, contro i quali tutte le porte si chiudevano e i cani abbaiavano – e sognai di star nel letto del convitto a conversar coi ragazzi della mia camerata; e mi trovai levato a metà, col nome di Steerforth sulle labbra, a guardar smarrito le stelle scintillanti che mi splendevano sul capo. Ricordando dove mi trovavo, a quell’ora indebita, m’invase un sentimento che mi fece levar su in fretta, con la paura di non so che, e mi persuase a muovermi. Ma lo scintillìo delle stelle più debole e il pallore del cielo nel punto dove il giorno spuntava, mi rassicurarono: e con le palpebre ancora pesanti, mi allungai giù di nuovo, e dormii pur avvertendo nel sonno una sensazione di freddo – finché i caldi raggi del sole e il suono della campana mattutina di Salem House non mi ridestarono. Se avessi potuto sperare nella presenza di Steerforth, mi sarei tenuto nascosto finché non avessi potuto vederlo; ma sapevo ch’egli se n’era andato da parecchio. Forse c’era ancora Traddles; ma non avevo abbastanza fiducia nella sua discrezione e nella sua buona stella, per quanto fossi profondamente persuaso della sua bontà, per desiderar di confidargli il mio stato. Così, mentre gli scolari del signor Creakle si stavano levando, m’allontanai dal recinto, e presi la lunga strada polverosa che, sapevo, conduceva a Dover, fin da quando ero uno di loro ed ero lontano le mille miglia dall’immaginare che un giorno l’avrei percorsa in quelle condizioni.
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