I cocchieri, che interrogai dopo, si mostrarono similmente scherzosi e irriverenti; e i bottegai, cui non piacque il mio aspetto, mi risposero in generale, senza aspettare che aprissi bocca, che l’elemosina l’avevano già fatta. Mi sentii più angosciato e abbandonato che in tutto il tempo del viaggio. Il denaro era finito, e non avevo più nulla da vendere; ero affamato, assetato e stanco; e mi sembrava d’essere più lontano dal mio scopo, che se fossi rimasto effettivamente a Londra.
Trascorsa la mattina in inutili ricerche, sedevo sul gradino d’una bottega chiusa, in un angolo della piazza del mercato, progettando di andare in traccia degli altri paesi accennati da Peggotty, quando a un cocchiere che veniva alla mia volta, con la sua vettura, cadde la coperta del cavallo. Certa aria di bontà nel suo viso, mentre io la raccoglievo e gliela porgevo, m’incoraggiò a chiedergli se potesse dirmi dove abitava la signora Trotwood; benché avessi ripetuto tante volte la stessa domanda, che questa quasi mi morì sulle labbra.
– Trotwood – egli disse. – Aspetta. Il nome lo conosco. Una vecchia?
– Sì – dissi – piuttosto.
– Che cammina ritta e impettita?
– Sì – dissi – credo proprio così.
– Porta una borsa – egli disse: – una grossa borsa: è burbera, e par ti voglia mangiare?
Mi sentii mancare, riconoscendo l’indubbia accuratezza di questa descrizione.
– Bene, allora ti dirò – egli disse. – Se vai fin là – indicava con lo staffile le alture – e tiri dritto finché arrivi a certe case di fronte al mare, certamente la troverai.
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Londra Peggotty Trotwood Aspetta
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