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      E siccome credo che non ti darà nulla, ecco per te.
      Accettai grato il dono di due soldi, e mi comperai un pane. Sgretolandolo per via, andai nella direzione indicatami dal cocchiere, e camminai un buon pezzo senza arrivare alle case di cui m’aveva parlato. Finalmente me ne vidi alcune di fronte; e, avvicinandomi, entrai in una botteguccia (dove si vendeva di tutto) e chiesi se si avesse la bontà di dirmi dove abitava la signora Trotwood. M’ero rivolto a un uomo dietro il banco, occupato a pesare il riso a una ragazza; ma questa, prendendo la domanda per sé, si voltò immediatamente.
      – La mia padrona? – disse. – Che volete da lei?
      – Per piacere – risposi – ho bisogno di parlare a lei in persona.
      – Per chiederle l’elemosina, certo – rispose la ragazza.
      – No – dissi – no. – Ma ricordando a un tratto che in realtà non avevo altro scopo, tacqui confuso, con la faccia che mi ardeva.
      La domestica di mia zia, come da ciò che mi aveva detto supposi che fosse, pose il riso in un panierino ed uscì dalla bottega, dicendomi che potevo seguirla, se desideravo sapere dove abitava la signora Trotwood. Non me lo feci ripetere, benché fossi, in quel momento, così agitato e sconvolto, che le gambe non mi reggevano. Seguii la ragazza, e presto arrivammo a una graziosissima villetta con degli allegri terrazzini, che aveva di fronte un quadratino di terreno inghiaiato e pieno di fiori, diligentemente coltivati e deliziosamente fragranti.
      – Questa è la casa della signora Trotwood – disse la ragazza. – Ora lo sapete, e questo è tutto ciò che posso dirvi.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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