Altra bella testa! Il matto era lui, certo!
Mia zia, dicendo questo, aveva un’aria così convinta, che anche qui mi sforzai di far come lei, e di mostrarmi convinto anch’io.
– Allora intervenni io – disse mia zia – e... e gli feci una proposta. Dissi: «Vostro fratello è sano... molto più sano di quanto siete voi, o di quanto sarete mai, credo. Dategli la sua piccola rendita, e ch’egli venga a stare con me. Non ho paura di lui, io; non sono orgogliosa, io; sono disposta ad accudirlo, e a non maltrattarlo come hanno fatto certuni, anche fuori della casa di salute». Dopo molto armeggiare – disse mia zia – potei averlo con me, e da allora c’è stato sempre. Egli è l’essere più affettuoso e docile del mondo; e quanto a saper dare un consiglio... Ma non c’è nessuno, all’infuori di me, che possa e sappia apprezzare il buon senso di quell’uomo.
Mia zia si dava con una mano una lisciatina alla gonna e scoteva il capo, come se con un gesto appianasse l’insolenza del mondo intero, e con l’altro lo minacciasse.
– Egli aveva una sorella alla quale voleva molto bene – disse mia zia – una buona creatura, che si mostrava con lui tanto gentile. Ma ella fece ciò che fanno tutte... Si maritò, e il marito fece ciò che fanno tutti... la rese infelice. Questo, insieme con la paura di suo fratello e il sentimento della durezza da lui mostratagli, ebbe un tale effetto su Dick (non è pazzia questa, spero), che egli si ammalò. La cosa accadde prima ch’egli venisse a star con me; ma il solo ricordo del passato lo fa cadere in uno stato di grande abbattimento.
| |
Dick
|