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– Grazie – disse mia zia, guardandolo sempre con penetrazione – non vi curate di me.
– ... rispondervi di persona, per quanto il viaggio potesse essere scomodo – proseguì il signor Murdstone – piuttosto che per lettera. Questo infelice ragazzo, che è fuggito lontano dai suoi amici e dalle sue occupazioni...
– E il cui aspetto – interruppe la sorella, richiamando l’attenzione generale sul mio indefinibile costume – è assolutamente orrido e repugnante.
– Giovanna Murdstone – disse suo fratello – abbi la bontà di non interrompermi. Questo infelice ragazzo, signora Trotwood, è stato la causa di molti fastidi e affanni in casa, sia durante la vita della mia cara moglie defunta, sia dopo. Egli ha uno spirito ostinato e ribelle; un carattere violento, un’indole intrattabile. Tanto mia sorella che io ci siamo sforzati di correggere i suoi vizi, ma invano; e io ho sentito, entrambi l’abbiamo sentito, posso dire, perché mia sorella ha la mia piena fiducia, che è giusto che voi riceviate direttamente dalle nostre labbra questa grave asserzione, detta senza alcun rancore.
– Non è necessario, credo, che io confermi alcunché di tutto ciò che mio fratello asserisce – disse la signorina Murdstone; – ma io ho l’onore di osservare che di tutti i cattivi ragazzi di questo mondo credo che questo sia di gran lunga il peggiore.
– È un po’ forte – disse mia zia, recisa.
– No, se si tien conto dei fatti – rispose la signorina Murdstone.
– Ah! – disse mia zia. – Ebbene, signore?
– Io ho le mie opinioni – ripigliò il signor Murdstone, il cui viso tanto più s’abbuiava, quanto più lui e mia zia s’andavano a vicenda osservando.
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