Egli era rimasto accanto alla porta, nel frattempo, ad osservarla con un sorriso, ma con le sopracciglia nere fortemente aggrottate. Ma poi notai che, sebbene quel sorriso gli errasse ancora sul volto, il colorito delle guance gli s’era a un tratto dileguato, ed egli respirava come dopo una lunga corsa.
– Buon giorno, signore – disse mia zia – e addio! Buon giorno anche a voi, signorina – disse mia zia, volgendosi improvvisamente alla sorella. – Che vi vegga ancora in sella a un asino sul mio prato, e come è vero che avete una testa sulle spalle, vi strapperò il cappello, e ve lo pesterò ben bene!
Ci vorrebbe un pittore, e un pittore di merito, per dipingere il viso di mia zia, nell’atto ch’esprimeva questo proposito inatteso. Ma il tono del discorso era, come la sostanza; così aggressivo, che la signorina Murdstone, senza rispondere una sillaba, infilò prudentemente il braccio nel braccio del fratello, e uscì alteramente dal villino. Mia zia rimase alla finestra a guardarli, preparata, senza dubbio, nel caso d’una ricomparsa dell’asino, a metter la sua minaccia in immediata esecuzione.
Ma vedendo che la sfida non era stata accettata, il suo viso gradatamente si raddolcì, e apparve così piacente, che io fui spinto a baciare e ringraziare mia zia: cosa che feci con la maggiore effusione, e con ambo le mani strette intorno al suo collo. Strinsi poi la mano al signor Dick, che strinse la mia molte volte, e salutò la lieta conclusione di quel colloquio con molteplici scoppi di risa.
– Tu, Dick – disse mia zia – ti considererai, insieme con me, tutore di questo ragazzo.
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Murdstone Dick Dick
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