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      Il signor Wickfield picchiò a una porta in un angolo della parete rivestita di legno, e ne uscì una ragazza della mia età che si slanciò a baciarlo. Sul viso di lei scorsi subito la calma e dolce espressione del ritratto della signora osservato a pianterreno. Parve alla mia immaginazione che il ritratto fosse cresciuto e diventato donna, e l’originale rimasto bambina. Benché il viso di lei fosse fulgido e lieto, aleggiava nella persona e nei suoi tratti una tranquillità – uno spirito di quiete, di bontà e di calma – che non ho mai dimenticato, e non dimenticherò mai più.
      Era la sua padroncina di casa, sua figlia Agnese, ci disse il signor Wickfield. Quando sentii come lo diceva, e vidi come le teneva la mano, indovinai qual fosse il suo scopo al mondo.
      Ella aveva al fianco una specie di panierino per le chiavi; e sembrava la padroncina più adatta per quella casa raccolta e antica. Ascoltava, compiaciuta, il padre. che le parlava di me; e quando questi ebbe finito, ella propose a mia zia d’andar tutti su a vedere la mia camera. E vi andammo, preceduti da lei. Era una camera magnifica, con alte travi di quercia nel soffitto e piccoli vetri sfaccettati alle finestre; e la massiccia balaustrata della scala saliva fin lassù.
      Non arrivo a ricordarmi dove o quando, nella mia infanzia, avessi visto una vetrata dipinta in una chiesa. Non ricordo neppure che vi fosse dipinto. Ma so che quando vidi la fanciulla voltarsi sul pianerottolo, nella tenue luce dell’antica scala, ad aspettarci, pensai a quella finestra; e la mite lucentezza di quella finestra si associò sempre nel mio pensiero con Agnese Wickfield.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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