.. veramente non so... che abusano della sua bontà – disse il signor Wickfield. – Non li imitar mai, Trotwood, in nulla. Egli non ha mai alcun sospetto al mondo; e sia una sua virtù o un suo difetto, bisogna tenerne sempre conto in tutti i rapporti, importanti o no, che si potranno avere con lui.
Mi parve d’indovinare che parlasse come chi ha qualche ragione di esser insoddisfatto o amareggiato; ma non ci pensai più che tanto, perché il desinare era pronto, e andammo giù a occupare gli stessi posti del giorno prima.
C’eravamo appena seduti, che Uriah Heep fece capolino alla porta col cranio rosso e la mano scarna, dicendo:
– C’è qui il signor Maldon, che domanda per favore di dirvi una parola.
– Ma se è appena un minuto che mi sono liberato da Jack Maldon – gli disse il padrone.
– Sì, signore – rispose Uriah – ma il signor Maldon è ritornato, e vi domanda il favore di una parola.
Uriah, mentre teneva con la mano aperta la porta, guardava me, e guardava Agnese, e guardava i piatti e i tondi, e guardava ogni oggetto nella stanza, benché avesse l’aria di non guardar particolarmente nulla, fingendo di tener rispettosamente i suoi occhi rossi fissi sul padrone.
– Domando scusa. Voglio dir solo che, riflettendo – osservò una voce dietro Uriah, mentre la testa di Uriah era cacciata da un lato e sostituita con quella di chi parlava – domando scusa per la indiscrezione... voglio dir solo che, giacché sembra non mi si dia facoltà di scegliere, più presto andrò via, e meglio sarà. Annie, mia cugina, m’ha detto, parlandone, che le sarebbe piaciuto di aver vicini i parenti, piuttosto di vederli esiliati, e il vecchio dottore.
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