Potei osservare a mio agio il Vecchio Soldato – se così posso chiamarla senza irriverenza – una sera diventata memorabile per un fatto che riferirò. C’era, in quell’occasione della partenza di Jack Maldon per le Indie, dove andava come allievo ufficiale o quel qualche cosa che il signor Wickfield era finalmente riuscito a ottenergli, ricevimento in casa del dottore. L’avvenimento coincideva anche col genetliaco del dottore. Noi avevamo avuto vacanza, gli avevamo nella mattinata offerto dei doni, e fattogli un discorso per bocca del Caposquadra, applaudendo e gridando fino a diventar rauchi e fino a fargli versare delle lagrime. E poi la sera, il signor Wickfield, Agnese e io, ci recammo da lui a prendere il tè nella nostra qualità d’amici.
Jack Maldon vi s’era già installato, prima di noi. La signora Strong, vestita di bianco, con nastri color ciliegia, era occupata al pianoforte quando noi entrammo, e lui era chinato su di lei a voltare le pagine. Mi parve che il roseo e il bianco del colorito di lei non fossero fiorenti come il solito, quand’ella si volse; ma appariva molto leggiadra, meravigliosamente leggiadra.
Ho dimenticato, dottore – disse la madre della signora Strong, quando ci fummo seduti – di farti gli auguri di rito; benché, nel caso mio, come si può facilmente immaginare, essi siano lungi dall’esser dei semplici complimenti. Permettimi di augurarti mille di questi giorni.
– Ti ringrazio, mamma – rispose il dottore.
– Mille, mille, mille di questi giorni – disse il Vecchio Soldato.
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