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      Cominciavo a sentirmi un po’ a disagio, e a desiderare d’esser lontano di lì, quando una persona che andava giù nella via si trovò a passare accanto alla porta – la porta era aperta, ché faceva troppo caldo per quella stagione – tornò indietro, guardò risolutamente nell’interno, entrò, ed esclamò a voce alta: «Copperfield! È mai possibile?».
      Era il signor Micawber! Era il signor Micawber, col suo occhialetto, e la mazza, e il solino, e la sua aria di nobiltà, e nella voce il suo solito accento di condiscendenza, il signor Micawber intero e completo.
      – Mio caro Copperfield – disse il signor Micawber, tendendomi la mano – questo è davvero un incontro destinato a imprimer nello spirito il senso dell’instabilità e dell’incertezza di tutto ciò che è umano... insomma, è un incontro straordinario. Andando per la via a passeggio, riflettendo sulla probabilità d’incontrar qualche cosa (e in questi momenti ne ho grande fiducia), incontro un giovane, ma prezioso, congiunto al periodo più fecondo di eventi nella mia esistenza; al periodo critico, direi, della mia esistenza, Copperfield, mio caro amico, come stai?
      Non posso dire – no, non posso in verità dire – che fossi lieto di riveder lì il signor Micawber; ma dopo tutto, fui lieto di salutarlo e di stringergli cordialmente la mano, domandandogli notizie della salute della signora Micawber.
      – Grazie – disse il signor Micawber, con un gesto della mano come per il passato, e imprimendo un giro al mento nel solino. – Essa è tollerabilmente convalescente.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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